
Se volessimo tradurlo probabilmente non ci sarebbe un vero e proprio significato in italiano: sarebbe ‘festa di rilevazione di genere’, che così tradotto non da molte spiegazioni.
Il Gender Reveal Party – la nuova mania presa in prestito dagli Stati Uniti, così come Halloween e il Giorno del Ringraziamento – sta spopolando anche in Europa, risponde a un’organizzazione quasi ‘scientifica’ e io provo a schiarirvi le idee.
Una donna in gravidanza viene travolta dalla curiosità di conoscere il sesso del nascituro e di condividere la notizia tra amici e parenti. La prima a riunire la famiglia per svelare in anteprima i risultati del test prenatale (confezionati in una busta sigillata) tra party kit ad hoc, brindisi e coriandoli fu la famosa blogger americana J. Karvunidis: la foto della torta che svelava il sesso del suo bambino fece il giro del web e del mondo. Da quel luglio 2008 non si contano le coppie VIP che hanno ‘copiato’ l’idea per la gioia dei loro fan.
Questo nuovo tormentone non ha affascinato solo le donne dello star system: oramai sono migliaia le coppie in attesa che lanciano sui loro canali social le immagini di queste feste colorate e inedite, curate nei minimi dettagli e gestite da preparate party planner. Conoscendomi, se potessi tornare indietro – ormai i miei figli sono da un po’ maggiorenni – sarei stata felicissima se qualcuno mi avesse organizzato questo genere di party.
Ma quanti modi speciali esistono per scoprire insieme il sesso del bambino?
Come organizzare questo genere di party?
In questo caso la fantasia non ha limiti: l’unica certezza sono i colori da utilizzare, l’azzurro se si è in attesa di un maschietto e il rosa se nel grembo c’è una bimba.
Agenda alla mano:
- stabilire la data e preparare degli inviti a tema, non è necessario il cartaceo ma si può utilizzare una grafica da inviare online;
- definire la location: a seconda della stagione e del numero degli invitati, si può decidere di rimanere nella propria abitazione o festeggiare – in estate – in un luogo all’aperto, come un giardino o un parco;
- le decorazioni ed il tema dell’allestimento: sul sito troverete una serie di collection per rivelare se si tratta di un baby boy o baby girl;
- fissare la data dell’attesissima ecografia: la festa di solito si consiglia dopo il primo trimestre (che è quello più a rischio), meglio, quindi, se al quinto o sesto mese di gravidanza, l’importante è che il ginecologo abbia l’accortezza di riferire l’esito del test ad un complice che lo terrà segreto;
- in assenza di una persona di fiducia, a prendersi questo incarico sarà la party planner: avrete un’organizzazione garantita senza stress e potrete godervi piacevolmente la festa;
- definire i dettagli dell’aperitivo: sullo sweet table, oltre ai confetti e ai dolci, non può assolutamente mancare la ‘gender reveal cake’ con un ripieno di confetti azzurri o rosa. I piatti, bicchieri tovaglioli saranno, necessariamente, coordinati al tema scelto;
- decidere come rivelare il sesso: si possono utilizzare degli striscioni, il disegno dell’ecografia del bebè su una tela, oppure un acquerello consegnato in una busta agli ospiti per la votazione, le impronte delle mani colorate sulla pancia della mamma, dei palloncini fissati al pavimento con scarpine rosa o azzurre, delle zollette colorate da sciogliere nei flute per brindare: spazio alla fantasia;
- ingaggiare un fotografo: un elemento importante dell’organizzazione del party, i genitori potranno conservare questo ricordo per poi mostrarlo ai propri figli quando saranno cresciuti;
- distribuire gadgets che serviranno agli ospiti per indicare il genere: le votazioni sul sesso sono la parte più divertente;
- omaggiare con gift i partecipanti: è sempre gradito consegnare un piccolo pensierino di ringraziamento a tutti gli ospiti che hanno partecipato al party.
Con questi appunti vi sarà più facile riunire in un’unica grande occasione chi vi ama e attende con ansia e gioia il momento del parto: sono da sempre convinta che l’arrivo di un bebè in famiglia sia come un miracolo, va accolto e coccolato come merita.
Marita Campanella
Napoletana di origine e pugliese di adozione, vive a Foggia con i suoi due figli maschi.
“Durante una delle mie prime esperienze come event planner di location – ricorda Marita – una delle baby sitter si rivolgeva a me chiamandomi ‘Wendy’. Così le feci presente quale fosse il mio nome. Ma lei meravigliata mi rispose: Ma scusa perché tutti dicono: chiedete alla Wendy?” (confondendo il nome ‘wedding’ in ‘wendy’). A quel punto, tra le risate, capii che dal quel momento doveva forse essere – ironicamente – il mio soprannome. Decide di intraprendere la professione di wedding planner circa otto anni fa con il desiderio, la consapevolezza e la gioia di voler condividere la felicità. Come? Partecipando in prima persona al giorno più importante delle future coppie di sposi.